Fare Voci
Voce d’autore ------------------------
Poi un mattino
Fiorella Frandolic, “Dalla mia finestra”
di Salvatore Cutrupi
Leggere la silloge di Fiorella Frandolic intitolata ”Dalla mia finestra”, edita da Qudu Libri, vuol dire addentrarsi, fin dalla prima poesia, sul terreno delle riflessioni e delle emozioni perché i suoi versi trascendono il semplice significato letterale e diventano l’eco dei suoi stati d’animo.
Il leitmotiv del suo scrivere sono le stagioni, quelle atmosferiche e quelle dell’anima.
Così la pioggia senza fine, i tuoni e i fiumi in piena dell’inverno diventano il dire dei suoi turbamenti interiori, il sole e il mare dell’estate sono lo specchio del suo desiderio di quiete e di pace:
Senza quiete
Sole ancora ardente
e il cielo tuona.
Rovesci di pioggia
e raggi che si riflettono
sui vetri della finestra.
Arcobaleni.
La mia vita
è uguale ai giorni
della natura.
Piccola poesia
Ritorna un timido sole d’autunno
dopo lo sfascio
e la vendetta della natura.
Fiumi in piena
pioggia senza fine
paura
di suoni ignoti
fuori casa
luogo protetto.
Così l’animo umano
tempeste ingovernabili
poi un mattino
finalmente luce.
Quello che più colpisce della poesia della Frandolic è la spontaneità dei suoi sguardi, il suo stupore per le piccole cose della vita, meraviglia che lei poi trasferisce sulla pagina contagiando il lettore e facendolo partecipe dei suoi momenti di serenità.
Il suo poetare non è esaltazione del sublime, non si avventura in preziosismi linguistici o discorsi ermetici ma “racconta” con disarmante semplicità situazioni e paesaggi che accompagnano la quotidianità del nostro vivere.
Treno
L’andare del treno mi culla
nel breve viaggio.
È caldo
i sedili sono comodi.
Sono dentro il guscio
di un uovo colorato.
Un tratto di tempo
senza pressioni
senza angosce né paure
è un grande dono
Osservare il paesaggio
ora brullo,
osservare pigramente le persone:
chi dorme,
chi legge,
chi telefona.
E mi dico
“Questo assomiglia alla pace”.
Non manca nello scrivere della Frandolic un tributo ai luoghi e agli affetti più profondi come a Rovigno, terra dei suoi nonni materni, e all’amato padre sempre pronto ad ascoltare i suoi dubbi e a dare luce al buio delle sue ombre:
Cielo regalato
Cielo regalato
di settembre
Luce che irrompe
dalla finestra
semichiusa.
L’estate che mi dà l’addio
con ostinazione
che intenerisce.
Da qui ti vedo
i tuoi occhi
scuri e sereni,
che mi dicono
tutto ciò
che non abbiamo fatto tempo
a dirci.
Il pane della vita
che mi hai donato
ora stenta a lievitare.
Intervista a Fiorella Frandolic:
Perché hai cominciato a scrivere poesie? C’è un episodio, un evento poetico, un’immagine o magari qualche poeta che ti ha influenzato?
Ho sempre letto molto già da bambina, però prevalentemente romanzi o più tardi saggi, dai neorealisti, a Hesse alla lettura sudamericana… La poesia non mi attirava, anche perché l’esperienza scolastica, dove i testi venivano spesso fatti mandare a memoria, finiva per togliere il gusto del contenuto stesso.
L’unico amato, e già un poco compreso, Leopardi.
Più tardi mi ritrovai ad acquistare, per curiosità, una collana di piccoli libri in edizione economica, con le poesie di poeti più conosciuti.
In particolare fui colpita dalle poesia d’amore di Neruda e da Emily Dickinson, il primo per la sua stupefacente capacità di esprimere i sentimenti in mille sfaccettature, la seconda per la sua tenera fragilità.
L'attrazione vera e propria, e la voglia di “esserci” per la poesia è nata però senz'altro dopo aver iniziato a frequentare il corso dell’Unitre a Cormons perché mi ha fatto conoscere di persona un mondo con cui, avevo avuto pochi contatti.
La partecipazione agli eventi organizzati dalla scuola e dal nostro insegnante mi ha dato il piacere di ascoltare la scrittura di tanti artisti, la capacità di esprimere in forme anche assai diverse tra loro la più vasta gamma di sensazioni ed esperienze ed è stato da subito un qualcosa di estremamente coinvolgente...così è nata questa passione e molto presto e spontaneamente il desiderio di usare questo linguaggio.
Nelle poesie della tua silloge ci sono momenti di serenità che si accompagnano a momenti di forte inquietudine, come se nelle tue vene scorressero contemporaneamente due tipi di sangue diversi...
L'inquietudine dell'animo fa parte da sempre della mia natura, si manifesta spesso come ricerca di serenità e pace, ma è appunto una ricerca. Fondamentalmente sono prevalenti i pensieri di avvenimenti difficili, di mancanze, di incapacità di capire e accettare il mondo che mi circonda e, spesso, le persone..
La poesia è espressione ideale di questo continuo "cadere" in riflessioni che tormentano, per poi cercare una qualche luce.
Vero è che ci sono situazioni, momenti, luoghi che sono di per sé fonte di tranquillità e gioia. Il mare, che il mio elemento più caro in natura, mi porta sempre pensieri lieti…ci sono due poesie nella pubblicazione dedicate appunto al mare e al caldo.
Il titolo della tua plaquette “Dalla mia finestra” suggerisce un’apertura, una tua volontà di guardare all’esterno tutto ciò che è vita e colore. Nello stesso tempo però la tua finestra, a volte semichiusa, potrebbe essere intesa come un bisogno di rifugio e di isolamento, una protezione dall’ansia o dall’angoscia che il contatto col mondo esterno potrebbero causarti. Quale è il tuo pensiero al riguardo?
La spiegazione più immediata è che spesso io scrivo la sera tardi, o la notte e ciò che vedo alzando gli occhi davanti a me è proprio la finestra dello studio, che tengo per quanto possibile semiaperta, perché mi dà la sensazione di un continuo scambio con l’esterno.
Nel mio pensiero la finestra fa parte comunque più dei “luoghi del rifugio”, perché è nella mia casa, da dentro osservo, ma sono al sicuro, tra i miei oggetti e al riparo per un poco dalle difficoltà quotidiane.
Ciò che mi regala, questa finestra, è’ anche il poter osservare il cambiamento delle stagioni. Molto spesso, la mattina osservo il grande tiglio al centro del giardino, d’inverno solo rami, in primavera ed estate una chioma verde e abbondante. Ecco, anche questo è un aspetto per me importante.
Per te che cosa significa scrivere poesie?
Senz’altro è cominciato come uno sfogo, un desiderio pressante di “buttar fuori” sentimenti e sensazioni in nella forma che finalmente avevo trovato congeniale.
Questo aspetto rimane ancora adesso, a volte, puro e semplice.
Nello stesso tempo però con la lettura di altri testi poetici e con l’aiuto dell’insegnante, cerco di migliorare le espressioni, di renderle, appunto, più “poetiche”.
L’impulsività gioca comunque sempre un ruolo fondamentale.
Sono scritti “di pancia”, che poi man mano ammorbidisco, se mi sembra opportuno, per renderli più musicali nella lettura.
L’autrice:
Fiorella Frandolic è nata e cresciuta a Gorizia, ora vive a Gradisca d’Isonzo.
Si è laureata in giurisprudenza presso l’Università degli studi di Trieste.
Frequenta da tre anni il corso di lettura e scrittura Creativa dell’Unitre di Cormons.
Nel 2017 ha partecipato al concorso di poesia “Blue Notte” con la poesia “Khadi”, classificandosi al secondo posto.
Ha letto in diverse occasioni pubbliche: a “Cormonslibri”nel 2015 e diverse volte al Parco Basaglia, Gorizia, durante l’iniziativa “Percorsi di versi” promossa dall’associazione Linea di sconfine.
Ha pubblicato uno scritto sulla rivista “Storie goriziane” dell’associazione Nuovo Lavoro di Gorizia”.
“Dalla mia finestra” è la sua prima pubblicazione.
(Fiorella Frandolic “Dalla mia finestra” pp. 12, Qudu libri 2019)