fare voci
Tempo presente ----------------------------
L’ultimo quarto del giorno
Raffaela Fazio, le parole dell’accadere
di Giovanni Fierro
Anche in questo suo nuovo libro, Raffaela Fazio continua nella sua ricerca della parola come luogo dell’accadere.
“L’ultimo quarto del giorno”, questo il titolo della raccolta, è un raccontare e un dire, dove il conosciuto e il non detto sono presenza importante e di cui si sente il suono, in una armonia che Raffaela Fazio sapientemente cuce e mostra.
Perché “Nessuna parola/ seppure lontana/ nel tempo/ è distante”, ed è questo il fuoco originario che alimenta il suo scrivere, che dà importanza al testimoniare della poesia, al suo senso di responsabilità verso ognuno di noi, verso il mondo.
È un libro che si muove in quattro momenti, con un linguaggio che si nutre di parole scelte e necessarie, che sanno affrontare le avversità; parole che non si tirano indietro anche quando “Nella vita pare che tutto/ vada restituito”.
Pagina dopo pagina il lettore trova, in modo continuo e rinnovato, che c’è sempre un qualcosa di acceso, un attrito che crea luce, che si fa campo visivo.
“Nasce dal vero/ l’immagine amata”, e a questa corrispondenza Raffaela Fazio dà la giusta appartenenza e vicinanza, in un quotidiano che diventa valore assoluto, quando asciuga le sue ridondanze e riconosce il valore di ciò che rimane, il suo ‘canto alla durata’ che nutre l’umano sentire.
“L’ultimo quarto del giorno” è un libro che invita il lettore ad accorgersi dei dubbi, necessari e anche sofferti, ma sempre vitali. Ha la capacità di alimentare il vivere con le domande, con il desiderio di aprire il sentire e il pensare.
Anche solo per ipotizzare che forse siamo “Impronte/ di animali sconosciuti/ che ogni tanto/ rallentano la corsa”, e che è importante iniziare ad inventare e disegnare una mappa possibile. Da riconoscere e portare sempre con sè.
dal libro:
Viviamo
e vogliamo narrarci.
Ma si sfa ogni racconto
nel dirsi:
non c’è filo, né trama.
Solo esiste
uno stare nel mondo
(sia sul fondo
che sul pelo dell’acqua).
Solo questo ci basti
e ci prema:
abitare chi siamo.
*
Il passato non resiste.
Nessuno dei suoi angoli
rimane, solo
l’arco
su cui insiste:
dosso di terra
aderente al nostro passo.
Da qui
si avvista l’orizzonte.
Perché il passato
(se esiste)
è quest’assenza
che riempie l’aria
incrina serpentina
il cielo
preme convessa.
È il temporale
che lampeggia
che corteggia
la circonferenza
ma poi non si avvicina.
*
Questa è l’ora
tra il cane e il lupo
quando il ciglio non sa
se all’erba
sposarsi piano
o cedere al dirupo
è l’ora
in cui non ho appigli
né viscere o voli
né versi da indagare
è l’ora
in cui ho voglia di scordare
che lungamente
ovunque
prima del tempo
sei
ma proprio là
all’estremo spingersi
è l’ora
del preludio di un’altra ora
mio bene mio male
mia irreale linea d’orizzonte
che unisci tocco a tocco
i punti che neppure vedi
e insieme spacchi
il mondo a metà
perché lo ami
dalla testa ai piedi.
*
Si danno le cose
in frammenti:
la rosa tra i tralci di pietra
a spirale
il teschio nel legno
dello scranno
la vergine in trono
sul portale
la sirena stretta
al capitello.
Il doppio perfetto:
la pace
e il feroce
bisogno.
*
Sembrano assenti
chiuse
nella loro bellezza
ma vivono in gruppo
con fallaci spostamenti
e una grazia urticante
di meduse.
Nessuna parola
seppure lontana
nel tempo
è distante.
L’autrice:
Raffaela Fazio è nata ad Arezzo e vive a Roma, dove si è stabilita dopo aver vissuto per dieci anni in vari paesi europei. È autrice di diversi libri di poesia.
Il più recente è “L’ultimo quarto del giorno”, uscito nel gennaio 2018 per l’editore La Vita Felice.
(Raffaela Fazio “L’ultimo quarto del giorno” La Vita Felice, pp. 96, 14 euro, 2017)